Grano bollito
Zuppa del profeta Abramo شوربة سيدنا ابراهيم, è un semplice grano bollito che si mangia aggiungendo dello zucchero e ad alcuni piace anche con un pochino di burro chiarificato.
Un piatto di grano dalla tkieh |
la distribuzione dei pasti non è riservata ai poveri o agli abitanti della città vecchia, il grano piace a tutti, e molti sono convinti che abbia un sapore diverso da quello che si possa preparare nella proprie case credendo alla leggenda degli angeli. Ovviamente il lavoro vero è quello fatto con le mani degli umani che tutt'ora mantengono la tradizione da generazioni, malgrado le restrizioni e le difficoltà provocate dai coloni che vivono nel centro della città, e che continuano a rendere la vita degli abitanti sempre più difficile, al punto che era impossibile per numerose famiglie hebronesi che sono stati costretti a lasciare le loro case.
Abituata a resistere e a sfidare gli ostacoli che mette l'uomo occupante, resiste anche davanti all'emergenza sanitaria che colpisce tutti e apre con l'obbiettivo di offrire più di 6000 pasti alle famiglie al giorno durante il mese del Ramadan.
Ho molti ricordi in quella parte della città, belli e brutti, scarto i brutti e parlo dei momenti che preferisco ricordare, da ragazzina con i miei amici del quartiere Abusneneh, che è sulla collina che si affaccia alla moschea, dal tetto di casa ho sempre guardato quella struttura bella della moschea, ero orgogliosa e mi sentivo vantaggiata e fortunata di poter vedere la moschea sempre e di poter andarci ogni tanto (mamma permettendo).
Molte cose sono cambiate, sempre a causa dei coloni che vogliono appropriarsi di tutta la città vecchia, anche l'ingresso della tkieh che una volta era proprio davanti alla moschea, adesso bisogna fare un giro lungo per arrivarci che una volta erano due passi.
Mio padre andava sempre alla moschea, anche quando stava male, il suo era un atto di resistenza, diceva: "non possiamo lasciare la moschea vuota, ce la sequestrano, quello che ci è rimasto dopo il massacro del 94".
Ho cercato anch'io a copiare mio padre, ci sono riuscita anche numerose volta, nonostante la la lontananza geografica, il legame è sempre forte con i miei luoghi dell'infanzia, mi dispiace molto di non aver mai fatto un selfie nei luoghi che adesso non posso più visitare, ma non c'era l'idea dei selfie a quei tempi, ma non ho nemmeno una foto, allora il mio progetto dopo la mia ultima vacanza in Italia (chissà quando terminerà) era i selfie nei luoghi che ancora un palestinese può accedere, perché forse un giorno non potrò più andarci visto i progetti di colonizzazione che vanno avanti anche in piena crisi sanitaria.
Leggo dall'hotel villaco www.warmbaderhof.com
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